L'ultimo giorno dell'anno è carico di
bilanci e di aspettative. Si fa una cernita degli eventi e, perlopiù,
si scartano tutti i momenti brutti e dolorosi e si conservano i
successi e tutto ciò che ci è parso bello, nella speranza che il
nuovo anno sia colmo solo di felicità. Ed è giusto che sia così.
Ma io nelle ultime ore di quest'anno ho
negli occhi e nel cuore tre oggetti che porterò con me per
l'avvenire: una statuetta di Maria con le mani aperte e teneramente
protese; un vecchio vassoio ovale d'acciaio; e, infine una fiaba dei
fratelli Grimm, “Fratellino e sorellina".
Questi tre oggetti sono un filo rosso nella mia vita.
Il primo e il secondo provengono dalla
mia casa di ragazza, una casa di campagna alle falde del Vesuvio
dalla quale lo sguardo può abbracciare l'intero golfo di Napoli e le
sue isole, o perdersi oltre l'orizzonte, tra mare e cielo.
Il terzo è custodito nel cuore, nei
ritmi dell'infanzia, il tempo in cui si ignora il confine tra il
reale e il fiabesco.
Ma questi tre oggetti rappresentano
soprattutto il legame con mio fratello, il quale teneramente ha
salvato dalle rovine del tempo sia la statuetta che il vassoio, e me
li ha lasciati in preziosa eredità.
In questa eredità, infatti, c'è il valore
inestimabile della speranza nell'accoglienza e nell'ospitalità. La statua e il vassoio testimoniano che da una
perdita indicibilmente dolorosa sono germogliati due segni di amore.
Mi sembra, quindi, che questi due oggetti dicano che niente va
scartato dalla nostra vita, né dall'anno che sta per finire.
Neanche il dolore.
Sicché, per il nuovo anno mi immagino braccia protese a sorreggere vassoi colmi di tenerezza per gli
ospiti.
Infine, ritorno alla lettura della fiaba, nella quale, come in tutte le fiabe, c'è qualcosa di vero, sebbene nella realtà non sempre le sorelle
riescano a salvare il capriolo dalle insidie del bosco.
Lo svolgersi della vita nel tempo è difatti disegnato nei limiti della fragilità umana. Per questo, auguriamoci che, nell'anno che verrà, la prima amorevole accoglienza, il primo dono ospitale siano offerti alla nostra fragile umanità.